L’Assicurazione Invalidità (AI) è, per certi invalidi psichici, una specie di buco nero dal quale non si riesce a uscire. Una volta che si è al beneficio di una rendita risulta difficile rientrare nel mondo del lavoro.
La malattia psichica rende le persone molto vulnerabili, insicure e paurose. Chi ha sofferto di una malattia psichica difficilmente si riterrà guarito, avrà sempre paura di una ricaduta. Per queste persone, la rendita d’invalidità rappresenta l’ancora di salvezza.
La legge AI prevede che, dal momento in cui si comincia a lavorare regolarmente, non si ha più diritto alla rendita AI. Sul modello della malattia fisica, si ritiene che chi è in grado di lavorare non è più invalido. La situazione per i malati psichici è completamente diversa. Chi ha avuto una malattia psichica, difficilmente si considera guarito, specialmente se deve fare ricorso ancora ai psicofarmaci; immagina che potrà essere licenziato per scarso rendimento o che sarà il primo a dovere lasciare la ditta in caso di ristrutturazione. Per fare rientrare le persone in Invalidità, si deve istituire una garanzia di ripristino della rendita AI. La persona deve essere sicura che, se dovesse perdere il lavoro, potrà riavere immediatamente la rendita AI.
Per un malato psichico la possibilità di avere un lavoro è una prospettiva economicamente e socialmente interessante. La paura di perdere la rendita AI è però molto forte, sconvolge e impedisce alle persone di trovare una collocazione. Con una garanzia di rendita, molte più persone si sentirebbero di provare a rientrare nel mondo del lavoro. Per le casse dell’AI sarebbe già un vantaggio avere delle persone invalide a cui, anche per un periodo limitato, non si deve pagare la rendita. I vantaggi per l’AI sarebbero notevoli se poi il rientro nel mondo del lavoro dovesse risultare permanente.