Milioni di persone stanno migrando verso l’Europa per sfuggire a guerre legate al controllo dei pozzi di petrolio.
Decine di milioni di persone si stanno invece muovendo verso nord per sfuggire alla siccità causata dal riscaldamento globale provocato dall’uso del petrolio. Anche le milizie islamiche e gli attentatori suicidi sono figli di questo contesto e dell’indottrinamento finanziato con i ricavi del petrolio.
La crescita esponenziale delle economie asiatiche ha reso ancora più critica la situazione. Nei dibattiti si parla poco delle interconnessioni fra flussi migratori e uso del petrolio. La politica sembra non abbia ancora avuto tempo di aggiornarsi, mentre fra amici e colleghi l’argomento ritorna spesso.
Il problema è che lo sfruttamento dell’energia derivante dal petrolio è basata su tecnologie vecchie, che comportano sprechi notevoli. In un’automobile con motore a scoppio il 90% dell’energia va persa; solo il 10% serve per lo spostamento. In Norvegia, importante paese produttore di petrolio, si sta pensando di proibire la vendita di veicoli a benzina a partire dal 2025. Le alternative tecniche per un uso più efficiente dell’energia esistono già.
Porsi l’obiettivo di arrivare a un uso equilibrato delle risorse entro il 2050 è più che ragionevole ed è probabilmente anche l’unico modo per evitare l’aumento delle migrazioni di massa e la destabilizzazione delle nostre società ed economie. Diciamo quindi SÌ all’iniziativa per un’Economia Verde.